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Figli di un dio valore

28 Maggio 2009

berlumixPremetto, e chi mi conosce lo sa bene, di non essere un estimatore di Franceschini né del PD.
In quello schieramento politico non mi ci riconosco per una serie di motivi che forse un giorno spiegherò, ma che oggi proprio non mi va.
Ciò premesso, ieri Franceschini ha detto: “Alle italiane e agli italiani vorrei rivolgere una semplice domanda: fareste educare i vostri figli da quest’uomo?”, riferendosi ovviamente a Silvio Berlusconi. E ha aggiunto: “Chi guida un Paese ha il dovere di dare il buon esempio, di trasmettere valori positivi”.
Non possiamo dimenticare che Silvio Berlusconi, oltre a essere un padre di famiglia, è anche il presidente del consiglio, e non credo si possa dimenticare nemmeno la serie di discutibili “battute” uscite dalla sua bocca, né certi suoi comportamenti che penso non farebbero onore a nessun uomo, meno che mai alla seconda carica dello Stato.
E’ vero che ognuno ha il suo metro di giudizio. Il mio si basa su come si comportava mio padre. Mio padre non era che un semplicissimo e stimato professionista, non certo un capo di governo. Un uomo serio, gran lavoratore, dagli inattaccabili principi morali, disponibile, generoso e simpatico, circondato da affetti sinceri e da uno stuolo di amici semplici e schietti come lui. Mio padre non partecipava certo a convegni internazionali, ma se lo avesse fatto chiunque avrebbe riconosciuto in lui la sobrietà. Mio padre era un uomo sobrio, in casa e fuori.
Non mi è dato sapere come si comporti Silvio Berlusconi tra le pareti domestiche, ma è sotto gli occhi di tutti il suo comportamento pubblico, e a questo sicuramente si riferiva Franceschini.
Ora, che i figli di quest’uomo si indignino per le parole pronunciate dal segretario del PD è lecito, ma ciò che faccio fatica a comprendere, alla luce di quanto ci è dato sapere su una serie ormai interminabile di questioni note a tutti, è come si possa dire, come hanno detto Piersilvio e Marina Berlusconi, che i loro valori corrispondono a quelli del padre. Più diplomatico il più giovane, Luigi, che quando parla di valori e dell’educazione ricevuti, si riferisce alla famiglia.
Piersilvio dice: “Ma Franceschini come si permette? Forse sbaglio a prendere sul serio una battuta di così pessimo gusto, ma anche alla campagna elettorale c’è un limite. Io, proprio io, sono stato educato da Silvio Berlusconi. E i miei valori sono i suoi. Amore per il lavoro, generosità, tenacia e rispetto per gli altri. Quel rispetto che Franceschini dimostra di non conoscere”.
A lui fa eco Marina: “Franceschini dovrebbe vergognarsi! Chi gli dà il diritto di giudicare Silvio Berlusconi come padre? Con le sue parole offende anche me come figlia. Una figlia profondamente orgogliosa del padre che ha e dei valori che mi ha trasmesso”.
E infine Luigi, 20 anni, come dicevo il più giovane dei figli del premier e di Veronica Lario: “Sono contento e orgoglioso dell’educazione che ho ricevuto e dei valori che mi sono stati trasmessi dalla mia famiglia. Non vedo perché la politica si permetta di giudicare Silvio Berlusconi come padre. Si tratta di piani diversi che non dovrebbero essere mai sovrapposti”.
Mi pare che nessuno abbia giudicato Berlusconi padre, ma se i valori a cui si riferiscono i due figli maggiori sono quelli che Silvio Berlusconi esprime in pubblico, quando in più di un’occasione ha sollevato il dito medio rivolgendosi agli avversari politici, quando ha dato dei “coglioni” a coloro che pensavano di votare per schieramenti che non fossero il suo, quando, facendo giustamente incazzare la moglie (o ex), fa il piacione con tutte le signorine che gli capitano a tiro, quando fa le corna in occasione di una foto ufficiale (e non certo in quinta elementare), tutte le volte che un giorno dice una cosa e il giorno dopo prontamente la smentisce… e via dicendo, mi sorge il dubbio che il Silvio Berlusconi di cui parlano i figli, non sia la stessa persona conosciuta in tutto il mondo per le sue gaffes, i suoi problemi con la magistratura, i suoi comportamenti, lasciamo perdere.
A meno che in casa Berlusconi con il termine “valori” non ci si riferisca a qualcosa che mi sfugge, e che sinceramente non ho voglia di raggiungere. Almeno in questa vita.

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